venerdì 3 agosto 2007

piove, ultimo giorno di lavoro, uggia novembrina

Taci. Su le soglie
dell'ufficio non odo
brontolare il pc
e la stampante; ma odo
il ron ron della macchina del caffé
che parla gocciole di schifoso
liquido nero.
Ascolta. Piove
dal compatto cielo grigio.
Piove su le auto
in fila in autostrada e tangenziale,
piove sul treno
caldo e puzzolente,
piove sulla bici
sgonfia,
sotto ai portici rigonfi
di strana umanità,
sugli ultimi bolognesi
rimasti in città,
piove su i nostri volti
stravolti,
piove su le nostre mani
sulla tastiera,
su i nostri vestimenti
modaioli,
su i disperati pensieri
che l'anima schiude
stremata,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi non m'illude più,
lavoro.

Odi? La pioggia cade
sul trafficato
asfalto
con un ronzio che dura
e schizza nell'aria
secondo le auto
più rade, men rade.
Ascolta. Rallenta
al semaforo il taxi
superstite
che il rosso spinto
non impaura,
nè il vigil cinerino.
E l'edicolante
ha un ghigno, e il barista
altro sospiro, e il farmacista
altro ancóra, venditori
diversi
finalmente a un giorno dalle ferie.
E immersi
noi siam nello spirto
vacanziero,
di svagati svaghi in attesa;
e la tua scrivania
è piena di email stampate
da archiviare,
e gli scaffali
mostrano fascicoli aperti
come fauci animali,
o telefono squillante
vuoi tacere
un momento!

Ascolta, ascolta. Il traffico
delle fumose auto
a poco a poco
più sordo
si fa sotto la finestra
aperta;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall'umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s'ode voce del mare.
Or s'ode su tutta la città crosciare
i disperanti pensieri
di chi parte,
di chi resta
secondo la possibilità
più ricca, men ricca.
Ascolta.
Gli ultimi acquisti
in libreria, una guida;
in profumeria,
un solare,
nell'altro negozio ancor aperto,
un saldo ti incanta!
E non ne hai bisogno,
affatto.

Piove su i nostri pensieri
vaghi e leggeri
che inseguono il sogno; non una,
non due, non tre settimane,
ma tre mesi come quando scolari,
chiudavamo i libri e fino a
settembre,
è festa ragazzi, nè scuola nè impegni
nulla,
se non vacanza!
Non lavoro, non cellulari,
non internet, non blackberry
non blog, non ipod.
Niente di niente,
vorremmo lasciare pensieri
(e le email, gli odg
ci allaccian i polsi
ci intricano gli occhi)
chi sa dove, chi sa dove!
c'è un posto dove la vacanza è senza
pensieri.
Intanto piove su le nostre mani
ignude,
in bicicletta sotto ai portici
sfrecciando,
tra vecchietti maledicenti
e signore col cane
e bisogni
puzzolenti,
la triste realtà
che ieri
m'illuse, che oggi m'illude,
o vacanza.

Nessun commento: