domenica 30 marzo 2008

Ma anche i gggiovani parlano del tempo?

Sono un po' preoccupatata da uno strano fenomeno che si è venuto evidenziando nelle mie conversazioni degli ultimi anni.
Di qualsiasi cosa si inizi a parlare, con amici più o meno coetanei, si finisce sempre prima o poi a parlare del tempo. Del meteo. Piove, c'è il sole, pioverà, ancora nebbia, è caldo, è freddo. E poi si passa alle ossa, ai reumatismi, all'artrite, alla meteoropatia. Insomma, conversazioni molto inglesi.
Che, però, non ricordo di aver mai fatto da gggiovane.
E quindi mi chiedo: è l'età che avanza che porta con sè il fardello delle discussioni sul tempo, o è il buco nell'ozono che ci costringe tutti a prendere atto che non ci sono più le stagioni (e anche i gggiovani non sono più quelli di una volta)?
Comunque, oggi è bello, caldo, speriamo che tenga, vorrei finire il cambio del guardaroba (e anche questo è un altro problema che da gggiovane non mi ponevo proprio).

giovedì 27 marzo 2008

oggi sono qui, il 13 aprile dove sarò?


Su Openpolis c'è questo interessante "questionario" per verificare la propria posizione rispetto alle principali istanze politiche (vabbè, chiamiamole così) dei partiti in lizza per le elezione del 13-14 aprile. Pasqua è arrivata e passata quasi senza che me ne accorgessi, e con le elezioni rischio di fare uguale. Per cui approfitto dell'opzione per capire dove sono idealmente, tanto dove sarò realmente già lo so. Per uno scherzo del destino il mio seggio elettorale è proprio sul banco di scuola di mia figlia piccola. che infatti si fa una vacanza extra di non-so-ancora-quanti-giorni, perchè anche se le modalità elettive sono sempre uguali, le scuole, non si sa perchè ci mettono circa 3 mesi a decidere quanti giorni saranno chiuse.

Elezioni 2008. Io sono qui. E tu dove sei?

sabato 22 marzo 2008

Sotto la città, Arnaldur Indridason

Un buon romanzo giallo. Più romanzo, che giallo.
Ben costruito, serrato e stringente. Niente di superfluo, ridondante, ammiccante (in pratica, quello che si richiede ad un buon romanzo e che è così difficile da trovare). Ricorda un po' le atmosfere (narrative e psicologiche) di Mankell ma non altrettanto memorabile.
Muore, ucciso di morte violenta, un uomo che risulta essere una persona rivoltante. Un violento, uno stupratore. Uno che anche involontariamente semina il male. La sua morte riporta in superficie e fa esplodere ricordi dimenticati, orrori sopiti. Ci si interroga sulla paternità (la maternità è molto presente ma in modo sommesso), sulle sue aberrazioni, sulla sua generosità, sulla sua capacità di trasformare le persone, in bene ed in male. In questa caccia alla verità, perchè e chi ha ucciso, c'è un elemento nascosto, l'elemento che ha scatenato la tragedia: la genetica. Conoscere il passato mai come in questo caso determina (la conoscenza de) il futuro. E' bene? E' male?
Il romanzo non dà risposte.
Nota: le informazioni di copertina anche in questo libro, come in tanti altri, sono assolutamente fuorvianti. Fanno pensare ad atmosfere torbide, ricercatori pazzi, "una città sconosciuta e sommersa", la Città dei Barattoli.... ebbene, niente di tutto questo.
Nota2: i nomi islandesi creano uno strano effetto all'inizio, poichè non si capisce mai se si tratta di uomini o donne: Sigurdur, Audur, Erlendur, Kolbrun, Ellidi, Elinborg. 3 maschi e 3 femmine. Quali?

Le Benevole (un po' deliranti)


Le Benevole, di J. Littell - dicembre 07-marzo 08 .... c'è voluto un po' di tempo per finirlo.

Delirante, e credibile. Non mi vengono in mente altri aggettivi per descriverlo.
La testa di Max Aue non è un posto simpatico dove passare 900 pagine con quel suo misto di fredda razionalità, romanticismo e delirio. Così come la Germania del 20ennio nazista non è di certo un posto gradevole da frequentare con quel suo misto di fanatismo, devozione cieca al Furher e cieca accettazione della volontà "superiore". Però io non sono riuscita ad uscirne prima della fine.
Non mi hanno fatto orrore le descrizioni dei pogrom e neanche di Stanlingrado o Berlino negli ultimi mesi: non mi sembra che Littell si inventi alcunchè di nuovo o sconosciuto, se si è letto un minimo di storia contemporanea. Non mi ha fatto orrore nemmeno l'uccisione della madre e del patrigno (altrimenti non leggerei più neanche le tragedie greche). Gli unici due omicidi orripilanti perchè "ingiustificati" sono quelli del vecchio junker e di Mahui. Totalmente gratuitii e per questo molto più efferati di tutti gli altri stermini. Perlomeno, se li vogliamo misurare col metro di Aue. Per il quale, da buon SS, i pogrom ed Auschwitz erano una pura e semplice questione di contabilità. E' facile, oggi, dire che non è possibile che si difendessero con la scusa della catena del comando, ma non bisogna dimenticare che Hitler (come Mussolini e Franco) sono andati al potere CON il consenso della maggioranza, non CONTRO. Perchè la maggioranza di tedeschi, italiani e spagnoli era con loro, non contro di loro. E questo vorrà dire qualcosa in termini di mentalità e sentire comune, o no?
La trama: Max Aue, giovane ufficiale tedesco delle SS scampato alla guerra, si rifà una vita in Francia, impunito per la legge ma non per se stesso. Ripercorre il suo passato perchè - forse - cerca una giustificazione, o - nonostante dica il contrario - vuole lasciare una traccia di sè.
Orfano di padre - fiero nazionalsocialista d'antan (a proposito: ma chi era veramente e che fine ha fatto?)-, legato alla sorella gemella Una da un rapporto morboso ed incestuoso (altro quesito irrisolto: la uccide? o è tutto un sogno?), viene cacciato dalla famiglia proprio per questo.
L'allontanamento dall'adorata sorella, l'odio per il patrigno e l'indole personale lo portano, dopo gli studi, in Germania ad abbracciare la causa del nazismo.
L'incontro con Thomas, un suo doppio con tutte le note positive che non ha, in particolare una felice attitudine nei confronti della vita ed un'ilare propensione per l'intrigo - sarà determinante in molti momenti cruciali.
SEguito e protetto nell'ombra da due affaristi amici di suo padre (Mandelbrod e Linden, le uniche 2 macchiette del libro, insieme agli ispettori della Kripo Clemens e Waser) inizia la sua carriera nelle SS.
Ligio al dovere e permeato nello spirito nazi, dopo qualche passo falso che gli costa l'invio al fronte ed una conseguente pallottola in fronte a Stalingrado, imbrocca la strada giusta e si avvicina ai centri del potere, diventando un tirapiedi di Himmler.
Aue esegue gli ordini con fredda razionalità (le pagine dove si cerca di uccidere più ebrei possibile col minor spreco di risorse sono raggelanti ma sembrano teatro dell'assurdo, una commedia buffa, se non fosse cronaca) e si arrabbia nei confronti delle inutili brutalità verso gli ebrei. Non per simpatia nei loro confronti, ma per la mancanza di senso del dovere dei commilitoni.
Ed è significativo che non si ponga mai la domanda "perche?" fin quasi alla fine del libro.
Veniamo sballottati su e giù per l'Europa in una folle sarabanda bellica sempre più insensata fino alla resa dei conti finale. Tutta la parte sulle macerie di Berlino è forse la più emotivamente partecipata di tutto il libro, si avverte il dolore e l'orrore per la città, dolore ed orrore che non viene manifestato per gli uomini.
A questa segue un capitolo delirante nella casa della sorella (di cui alcuni stralci sono forse l'unica cosa imbarazzante del libro, tipo quando si autoimpala sul tronco!) da cui lo salva, come sempre, il buon Thomas.
La storia personale a questo punto diventa la Storia, la disfatta, la ritirata, il rogo, insomma lo sfacelo degli ultimi giorni di guerra.
Ma Aue, con la sua solita fortuna, se la cava a buon mercato. Arriva ad 80 anni ed ha qualche problema di stipsi (nelle precedenti 900 pagine ci ha abbondantememte deliziato con i suoi problemi di diarrea!).
La scrittura: un po' di editing avrebbe giovato, ci sono punti ripetuti fino alla nausea e la scelta di lasciare tutti i gradi in tedesco è un filino esasperante. Ma il libro è ipnotizzante, molto ben scritto. Non credo che volesse farci provare simpatia per Aue (infatti ....), ma semplicemente provare a trasportarci nella testa di uno "degli altri", la cui comprensione ancora ci sfugge.
E quindi ci mostra tutti i pensieri, tutte le pulsioni, e forse spinge troppo sul tasto del morboso, ma ha senso. E' credibile. Non credo che un libro debba anche essere vero.
La costruzione dei doppi fa rimbalzare l'attenzione e crea una sorta di pas-à-deux: Max-Una, Max-Thomas, Max-Helene come se Max avesse sempre bisogno di uno "specchio" per poter vivere.
Domande irrisolte:
- che fine fa Helene?
- che fine fa Una?
- che fine fanno i gemelli?
- Clemens e Walser a Berlino erano un delirio o erano reali?
- il delirio onirico-onanistico di Max nel castello di von Uxhull era reale?
- dove è scomparso suo padre? e perchè?
- riusciranno Mandelbrod e LInden a fare soldi anche in Russia?
- ci aspetta un sequel che risponda a queste domande?

martedì 18 marzo 2008

Recensione locali: Il circolo Mazzini


disclaimer: due dei gestori del Circolo Mazzini sono amici, e quindi questo post parte con un vizio di forma di simpatia .... (ho sempre desiderato fare un disclaimer tipo i giornalisti di Time quando recensiscono un film della Warner, o come quelli Mondadori ....)

Se cercate un posto tranquillo ma frizzante, dove mangiare bene senza prosciugarvi le tasche, chiaccherare con gli amici senza dover strillare per la musica assordante, osservare quello che si ha nel piatto senza dover estrarre una pila portatile a causa delle luci basse, insomma un locale che assomiglia più ad una trattoria vecchio stampo (di quelle dove il cliente è il core business) che ad un concept-ristò, il Circolo Mazzini fa per voi!
E di sera organizzano concerti, cabaret e divertimenti vari.

(E' stato testato nel corso del pranzo aNobiano Emilia-Romagna del 15 marzo 2008).

lunedì 10 marzo 2008

Spolverino Ruotante!!!!!!

Ho 2 figlie, 1 marito, 1 lavoro, n amici, x famigliari, mi piace leggere, andare al cinema, viaggiare. queste sono le priorità. Va da sè che spolverare non rientra nei primi 50 posti delle cose da fare assolutamente non dico durante la settimana, ma neanche nel fine settimana.
Mia suocera, brava donna per carità, mette i lavori di casa più o meno al 2° posto (al primo non so cosa ci sia, ma mi piace pensare che non sia completamente andata). E dopo vari messaggi subliminali su quanta polvere ci sia in casa nostra (del tipo che incide la data su uno scaffale e poi controlla .... quanti mesi dopo ho spolverato!), è passata all'azione.
Ci ha "regalato" il Magico Spolverino Ruotante a Batteria (da qui in poi MSRaB). L'oggetto è una specie di trapano su cui si montano 3 diversi tipi di protesi che ruotano (un po' fiaccamente) e SPOSTANO la polvere, infatti non è dotato di alcun tipo di aspirazione. Per funzionare, funziona. Ma il difetto è alla radice: se avessi tempo di spolverare lo farei anche senza il MSRaB!
Incuriosita, dopo averlo visto in tv ad un prezzo a dir poco agghiacciante, sono andata sul sito.

XX è il magico Spolverino Ruotante a Batterie che rende lo spolverare facile, veloce e divertente! [trovare lo spolverare divertente non mi sembra una gran cosa, se non sbaglio l'ultima ossessionata dai lavori di casa è accusata di aver sterminata i vicini!]
Basta premere il pulsante verde e la testa rotante [Mazinga Ufo Robot!!!!! Lame rotanti!] comincia a girare raccogliendo e catturando [magari la cattura, la tiene in custodia cautelativa e vista l'innocenza la rilascia dopo un po'] la polvere in un batter d’occhio!
Il design è studiato per garantire massimo comfort durante l’uso: l’impugnatura è ergonomica [l'uso della parola ergonomico è nel 99% dei casi inutile, qualsiasi cosa si lasci impugnare e sia sprovvisto di chiodi, può essere definito ergonomico] e il manico è bilanciato per consentire di spolverare senza fare alcuna fatica.
XX raggiunge facilmente fessure, angoli nascosti e punti particolarmente difficili [è vero, però a volte ci lascia qualcuna delle sue penne verdi] come in mezzo ai libri, fra gli oggetti sopra le mensole, tapparelle, piante e piccoli soprammobili.
Il Manico Estendibile [dov'è? io non l'ho trovato!?] permette di raggiungere una lunghezza di ben 90 cm, per arrivare facilmente a lampadari, plafoniere a soffitto [facciamo due conti, io sono alta 160 cm + 90 cm = 250 cm, dovrebbe essere la casa dei 7 nani per avere dei soffitti così bassi!] e ripiani alti.
Certo che .... se piuttosto che scrivere un blog andassi a spolverare ....

mercoledì 5 marzo 2008

Ho bisogno di un paio di scarpe ....

Per me, conosciuta anche come l'Imelda-Marcos-della-bassa, la frase è assolutamente comune e frequente.
Ho bisogno di un paio di scarpe come di un dito in un occhio, visto che ne ho .... ehm, meglio se non lo scrivo che se mio marito legge il blog forse si rende conto che tutte quelle scatole non sono vuote ma sono piene, e poi le conta e, dopo. anche la banale giustificazione che non le butto mai via non serve granchè quando il numero, insomma, si avvicina più alle aie che alle ine.
Comunque, non sono io che ho bisogno di un paio di scarpe nuove purtroppo (in realtà sì, non ne ho comperate in saldi, se si eccettua quelle bronzeo-verdastre-sbrilluccicanti e quelle grigio-rosa-con-tacco-sadomaso .... embè, se uno ha una perversione è giusto che sia la più perversa possibile!) ma è la frase pronunciata dalla Grande (giusto 9 anni) che è scattata dal 37 al 39 in un mese (è anche 1,51 m, per fortuna sua ....).
Quello che non ti dicono quando metti al mondo un figlio è che ci sono costi che neanche ti immagini, soprattutto non ti immagini che andranno ad intaccare il tuo sacrosanto diritto a comperarti un paio di scarpe assurde dopo una tignata in ufficio.
Non puoi legittimamente comperarti un paio di scarpe inutili quando tua figlia deve essere ricalzolata: n. 1 paio per la scuola, n. 1 paio "da gonna" (mia figlia porta la gonna, me l'avessero detto alla sua età non ci avrei creduto, io che venivo pagata dai miei per indossarla almeno il giorno dei morti al cimitero, in modo che nonna e prozie non facessero troppi commenti), n. 1 paio di ricambio (insomma, se io ne ho ...aia di paia, a lei ne compro almeno 2!), n. 1 paio da palestra/basket. totale: n. 4 paia, per una cifra astronomica che si è mangiata tutto il mio budget primavera-estate.
Direte: madre snaturata! No, madre disperata. perchè oltre alla cifra considerevole, oltre al sacrificio (mi sono tolta le scarpe di piede per comperarle a lei), c'è un'altra considerazione da fare: speriamo che la Piccola tenga botta col suo numero, sennò mi gioco anche il budget autunno-inverno!